Senza un’adeguata pianificazione, in Toscana rischiamo un flop del recovery fund. Bisogna cominciare a lavorare sin da ora per individuare le direttrici su cui investire. Per noi sono Innovazione e formazione. La Toscana è al 18esimo posto in Italia per gli investimenti pubblici e privati in innovazione. Questo perché negli ultimi anni è completamente mancata una programmazione capace di porre le basi per uno sviluppo economico di lungo periodo. Per questo è essenziale destinare il 30% dei fondi europei alle imprese che vogliono investire innovare i loro impianti ma anche il loro di modello di business. La Regione deve finanziare le aziende che vogliono sviluppare una produzione 4.0, acquistare robot collaborativi, investire sui big data e sulla cyber security. È ora di finirla con i bandi click day in cui si premia il più veloce e non il progetto migliore. Un errore che si sta ripetendo oggi con i fondi per l’emergenza, i 141 milioni arrivati da Bruxelles, che invece di andare a chi ha perso più fatturato in questi mesi o a chi sta investendo per ampliare gli spazi e mettere i lavoratori in sicurezza, andranno al più veloce a premere un bottone. Questo è il contrario della pianificazione ed è il primo problema della Toscana. L’altro grande tema è quello della formazione che deve essere messo a sistema e collegato maggiormente a quello dell’impresa. Seguiamo l’esempio dell’Emilia Romagna che, partendo dalla Motor Valley, ha sviluppato un tessuto di professionalità, soprattutto ingegneri, che fa gola persino ai grandi gruppi come Philip Morris e TetraPak che infatti sono andati a investire in quel territorio. Per arrivare a questo risultato è essenziale avere una agenzia regionale efficiente che si occupi di mettere a sistema i poli tecnologici, le università e i centri di ricerca che oggi lavorano in ordine sparso. Senza una pianificazione di questo tipo, in Toscana rischiamo di perdere il treno del recovery Fund. Un treno che non ripasserà.